Misteriosi acronimi che non fanno più paura!
Nei BES sono inclusi i disturbi specifici
dell’apprendimento (DSA) come dislessia, disgrafia, discalculia,
iperattività…, difficoltà che possono essere classificate con un sistema
diagnostico-clinico da un medico e che pertanto possono essere certificate, ma
rientrano anche altre situazioni che possono rendere “difficile”
l’apprendimento e che hanno come conseguenza uno scarso profitto scolastico. In
quest’ottica parliamo di BES (BISOGNI
EDUCATIVI SPECIALI): un bambino ha un BES quando il suo “funzionamento”
nell’apprendimento e nello sviluppo incontra una qualche difficoltà che, in
alcuni casi ha solo un carattere transitorio. Le difficoltà di cui
stiamo parlando non sono una conseguenza di una causa specifica, ma derivano dall’incrocio
di molti fattori che riguardano sia il bambino stesso, sia i contesti che egli
abita. Ad esempio, un apprendimento
difficile può derivare dalla combinazione di:
- difficoltà
emozionali (timidezza, ansia, collera, scarsa motivazione, insicurezza…)
- difficoltà
comportamentali (aggressività, cattiva condotta..)
- difficoltà
nell’ambito psico-affettivo (bambini isolati, bambini passivi, bambini
troppo dipendenti da una figura adulta…)
- difficoltà
causate da particolari condizioni fisiche (esiti di incidenti, malattie
croniche, ospedalizzazione prolungata…)
- difficoltà dovute
a fattori contestuali-ambientali (famiglie disgregate, bambini che hanno
vissuto un lutto, bambini trascurati, difficili condizioni socio-economiche,
scarso dialogo con la scuola, materiali di apprendimento inadeguati…)
I
DSA rientrano, invece in una vecchia nomenclatura:
Si prendono
in esame le difficoltà più frequenti nella comunicazione orale e scritta
tralasciando i casi più gravi come la sordità, l'agrafia, l'alessia e l'afasia perché occorre
personale specializzato e spesso sono conseguenze di disturbi neurologici . Ad
esempio l'alessia, o incapacità di riconoscere la scrittura, e l'afasia,
incomprensione del linguaggio o incapacità a pronunciare le parole, possono
essere conseguenze di lesioni cerebrali.
Dislessia e dislalia - Questi disturbi della pronuncia, affini tra loro,
possono essere causati da scarsa comprensione del
linguaggio, da difetti fisici (anomalie o cattivo funzionamento della
laringe, della lingua ecc.)o da motivi psicologici
(eccessiva ansietà, timidezza, lentezza, eccessiva fretta). Sembra che in
alcuni paesi stranieri in cui si nota minore corrispon-denza tra lingua scritta
e lingua parlata (Francia, Gran Bretagna, Svezia) questi disturbi siano più
diffusi, tanto che nelle scuole francesi opera un buon numero di ortofonisti per la
rieducazione del linguaggio; però anche in Italia molti bambini alle medie
presentano difficoltà nella lettura e nella pronuncia. A parte i casi più gravi
in cui occorrerebbe una vera e propria rieducazione, è necessario individuare
le cause della dislessia e cercare di eliminarle; in ogni caso è bene
esercitare l'alunno alla lettura, non fargli pesare le difficoltà, abituare i
compagni ad accettare le sue difficoltà e a non deriderlo e soprattutto
infondere fiducia ed attendere con pazienza, anche per anni, che l'alunno
superi le sue incertezze.
Disgrafia - Secondo la definizione di Ajuriaguerra è disgrafico
il ragazzo la cui scrittura presenta anomalie in assenza di deficit
neurologico. Riteniamo che il ragazzo debba essere seguito da personale
specializzato perché e necessario individuare le cause della disgrafia, cercare
di eliminarle ed effettuare una vera e propria rieducazione alla scrittura.
Disortografia, errori nella divisione in
sillabe, nell'uso dei segni di interpunzione, nelle maiuscole. Si riportano errori rilevati nei temi di alcuni
studenti: "doddore - videro l'equipaggio
carbonizato - proseguimo - l'asciati - noi riuscimo -inteligenza - preghai - visto
che cera l'aria - esporammo - erano unguali a noi - disu/ bidiamo - ci anno
divisi". È in questo settore che l’azione didattica può
ottenere i maggiori risultati, anche se talvolta con una lentezza quasi
esasperante poiché se il ragazzo ha "appreso" un uso errato del
linguaggio e ne ha fatta quasi una abitudine (non intendiamo certamente
incolpare gli insegnanti delle scuole elementari!) occorre molto tempo per
"rieducare" ad un uso corretto dei termini e soprattutto alla grafia
esatta delle parole. Scrivere con precisione e proprietà di linguaggio ha come
presupposto una sufficiente memoria uditiva e visiva, precisione, capacità di
riflessione, attenzione costante.
Troveremo
spesso ragazzi disordinati, incostanti, distratti, dotati di scarsa memoria, per
i quali scrivere correttamente è cosa estremamente difficile. Potremo abituarli
a riflettere sull'uso della lingua, a rileggere con attenzione quanto si è
scritto e, in certi casi, a "togliere" cattive abitudini con l'uso di
schede ortografiche che dovrebbero essere preparate appositamente per
correggere determinati errori. I risultati non sono mai immediati, però gli
alunni compilano volentieri facili schede di ortografia e si abituano a
riflettere sulla lingua, sull'uso dei termini e sulla loro esatta grafia.
Errori nell'uso del lessico e nella
struttura dei periodi -
Riportiamo alcuni periodi dai componimenti : "Il mondo del futuro non sarà
migliore specialmente la gente ".
"lo ho molti amici, però i più preferiti sono
quelli della mia età".
" Intanto al traguardo del primo giro si
potevano sempre vedere Carloni seguito da Marzio che guadagnava terreno, ma non
solo lui anche Silla che aveva superato Falchetti che nella curva in fondo al
campo di lancio del disco era scivolato".
"Nel campo dell'energia atomica, che è molto
sviluppata, ma è anche dannosa al 100%, perché tutto il giorno fanno scoppiare
bombe atomiche, per vedere la potenza della bomba".
In questi
periodi si nota che molti termini, come "preferiti",
"dannosa", non sono usati correttamente e soprattutto si nota
la difficoltà a strutturare il periodo in maniera semplice e chiara. La forma è
contorta, faticosa, poco lineare. Anche in questo caso il miglioramento sarà
piuttosto lento, tanto più se il ragazzo si esprime oralmente con difficoltà. Bisogna
abituare gli alunni a leggere molto, a parlare con una certa correttezza, a
trovare un modo semplice e corretto per esprimere le proprie idee. Talvolta,
dopo tentativi ritenuti vani ed infruttuosi, si nota un certo miglioramento in
conseguenza della maturazione dell'alunno e dell'acquisizione di una certa
sicurezza, il che si riflette anche nell'uso del linguaggio. Anche in questo
caso e necessario stimolare gli alunni, esercitarli a leggere, a comprendere il
testo, ad esprimere il proprio pensiero continuando nella propria azione anche
se i risultati non sembrano proporzionati agli sforzi compiuti.
Difficoltà nell'esprimere le proprie
idee
Fabio
scrive: "II mondo di oggi è pieno d'invenzioni
più strane e sconosciute. Ogni anno si scopre una cultura diversa e una scienza
diversa. Dai tempi remotissimi ad adesso la cultura non si è mai fermata".
E Giuseppe: "Nel futuro gli scienziati hanno già detto che ci
saranno delle specie di macchine simili all'uomo ma che sono chiamati robot e
che ci serviranno molto. Ma nel futuro non ci saranno solo queste macchine, ma
ci saranno anche degli aerei che permetteranno di visitare la luna, e tutti
potranno andare. Il mondo del futuro non si può descrivere perché può darsi che
quello che scrivono sui giornali o dicono in TV può darsi che siano tutte cose
non vere, perché il mondo può darsi che resti uguale e i robot non li
creino".
In questi
passi si nota difficoltà a formare periodi corretti e soprattutto ad esprimere
con chiarezza le proprie idee. Ripetizioni, contorsioni,
uso non corretto dei termini rendono la lettura molto faticosa. Spesso
il periodo e confuso perché sono confuse le idee; ad esempio Giuseppe delinea
alcuni aspetti del futuro e poi afferma che non è possibile descriverlo. Spesso
gli alunni che si esprimono con difficoltà vivono in un ambiente poco
stimolante, sono poco interessati allo studio o hanno gravi problemi da
affrontare; ecco perché forse questo è uno degli scogli maggiori da superare.
Un disturbo nella comunicazione, spesso, non è che un sintomo di un problema
molto più grave, è un
mezzo per chiedere inconsciamente aiuto, per indicare che il soggetto
non riesce a superare una grossa difficoltà. In questo caso gli sforzi
dell'insegnante sono vanificati: bisognerebbe eliminare le cause reali ed in
seguito procedere alla rieducazione del linguaggio.
Nessun commento:
Posta un commento