domenica 9 ottobre 2016

LA GRAMMATICA È GIÀ SCRITTA NEL CERVELLO!

È come andare in bicicletta se non ci si  allena si perde l'equilibrio!
Individuati gli schemi di attività neurale che indicano le elaborazioni lessicali, grammaticali e di articolazione del linguaggio all'interno dell'area di Broca!

Uno studio effettuato presso la School of Medicine dell’Università della California a San Diego fornisce un interessante quadro di alcuni meccanismi di funzionamento della mente umana per quanto concerne l’elaborazione del linguaggio.

"Due profondi misteri permeano ancora le nostre conoscenze in questo campo: il primo riguarda il modo in cui i processi cognitivi superiori come il linguaggio sono integrati nel cervello; il secondo la natura di una delle regioni meglio conosciute della corteccia cerebrale: l'area del Broca”, ha esordito Ned T. Sahin, ricercatore del Dipartimento di psicologia della Harvard University spiegando i risultati della ricerca ora pubblicati sulla rivista “Science”.

Poiché il linguaggio complesso è esclusivo degli esseri umani, è assai difficile studiare i meccanismi neurali che ne sono alla base con procedure che siano al contempo efficaci e non invasive. I metodi di imaging del cervello come la risonanza magnetica funzionale, spesso utilizzati per rilevare l’attività neurale connessa a diversi compiti o competenze, rilevano l'attivazione di migliaia di milioni di neuroni insieme su un periodo di tempo piuttosto lungo.

Per documentare in che modo il cervello umano elabora la grammatica e produce le parole, i ricercatori hanno utilizzato una procedura denominata elettrofisiologia intracranica (Intra-Cranial Electrophysiology, o ICE), che ha consentito di distinguere spazialmente l'attività cerebrale collegata al linguaggio con un’accuratezza spaziale di circa un millimetro e temporale di circa un millisecondo.

"Abbiamo mostrato che i distinti processi linguistici sono elaborati all'interno di piccole regioni dell'area del Broca, separati nel tempo e parzialmente sovrapposti nello spazio”, ha continuato Sahin.

Più in particolare, i ricercatori hanno trovato gli schemi di attività neurale che indicano le elaborazioni lessicali, grammaticali e di articolazione del linguaggio, rispettivamente, circa 200, 320 e 450 millisecondi dopo la presentazione di una parola target. Inoltre, gli schemi di attivazione sono risultati identici per sostantivi e verbi e simili tra diverse persone.

"La prima evidenza che parti del cervello possono corrispondere a parti della mente fu la scoperta che i pazienti con un danno all'area del Broca erano incapaci di parlare ma potevano ugualmente pensare. A 150 anni dalla sua scoperta, il progresso nella comprensione del modo in cui l'area del Broca contribuisce al linguaggio è sconcertante”, ha spiegato Eric Halgren, professore dell'UCSD.

"Questi risultati suggeriscono che l'area del Broca consista in realtà di diverse parti sovrapposte che svolgono distinti passi di elaborazione in una 'coreografia' attentamente calibrata, una danza che potrebbe essere rimasta non rivelabile a causa del livello di risoluzione dei precedenti metodi.” credits Le scienze

mercoledì 5 ottobre 2016

SOSTEGNO ATTENTI ALLE DELEGHE!

SOSTEGNO ATTENTI ALLE DELEGHE!

Per operare altri tagli futuri sulla scuola si utilizza anche il metodo di fare delle analisi e dei rapporti, che possano rappresentare l’anticamera della proposta, della riforma e del cambiamento, che, guarda caso, è sempre basata su tagli e risparmi di spesa, e mai su risorse economiche aggiuntive.
Per esempio da un rapporto 2011  realizzato dalla Fondazione Agnelli, dall’Associazione Treellle e dalla Caritas Italiana, si è analizzato che il modello italiano dell’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili o bisognosi di percorsi speciali ha fallito i suoi obiettivi, perché si baserebbe sul binomio imprescindibile studente disabile-insegnante di sostegno. Di qui la proposta, messa in atto in Trentino Alto Adige dal prof. Dario Ianes,  di convogliare quasi tutti i docenti di sostegno nell’insegnamento delle discipline e di destinarne alcuni alla formazione di gruppi consulenza per le scuole.
Si sta quindi pensando di abolire la figura del docente di sostegno specializzato, così come è quella che conosciamo e che sappiamo svolgere un prezioso lavoro nelle nostre scuole? Si è proprio così!
Si vorrebbe, attraverso una strana teoria evolutiva del docente di sostegno, sottrarre, agli alunni in stato di evidente svantaggio, il sostegno di potere avere un docente specializzato vicino a loro. Eppure il nostro sistema di sostegno scolastico e il nostro sistema di specializzazione sul sostegno sono un modello didattico e d’integrazione culturale che ci viene invidiato da tutti, forse costoso ma pienamente funzionale. Allora perché cambiarlo, perché fare evolvere la figura del docente di sostegno che svolge un servizio d’eccellenza con risultati ed obiettivi apprezzabili? Il sospetto che le ragioni della teoria evolutiva dei docenti di sostegno siano puramente economiche, e che tutto questo rappresenti l’anticamera dell’abolizione di questa figura, è un’opinione che sono in molti a pensare.
C’è chi pensa anche che l’anello mancante di questa strana teoria evolutiva del docente di sostegno, sia rappresentata dalla deformazione che stanno subendo i Bes nel nostro sistema scolastico. Quale sarebbe questa deformazione? I Bes, secondo il parere di molti docenti di sostegno, rappresentano la curvatura didattica tipica dell’insegnamento di sostegno, e quindi si vorrebbero obbligare tutti i docenti curricolari a divenire in modo evolutivo e del tutto innaturale anche docenti di sostegno.
Il rischio che si corre è quello che con l’alibi della scadente integrazione degli alunni diversamente abili, rilevata nel rapporto 2011, si voglia cogliere l’occasione per abolire delle figure specializzate al rapporto con tali alunni, sostituendoli nel tempo con docenti tutto fare, che mentre svolgono le loro lezioni di italiano, latino, matematica, fisica o inglese si occupano contemporaneamente dell’alunno autistico o paraplegico. Si tratta veramente di una strana teoria evolutiva che se non dovesse essere ben ponderata rischierebbe, veramente e senza alcun alibi, di riportarci all’anno zero per quanto riguarda l’integrazione e l’inclusione. Credit Tecnica della scuola L. Ficara