Esempio n. 1 Una signora composta ed elegante esce dalla chiesa dove ha assistito al matrimonio di sua figlia. All'improvviso si mette a urlare come una forsennata e abbraccia il signore che stava salutando. Solo dopo "si accorge" di cosa le ha fatto compiere quel gesto inopportuno: la paura di un serpente intravisto con la coda dell'occhio. Serpente peraltro di gomma, portato da un nipotino birichino.
Esempio n. 2 Partita di calcio, mischia in area. Da una selva di gambe, il centravanti vede schizzare, velocissimo, davanti ai suoi piedi, un pallone. Non ha neppure il tempo di pensare a che cosa deve fare. Ma lo tocca. E fa gol!
Esempio n. 3. Il signor Rossi va a votare. Come sempre, fa con convinzione la croce sul simbolo del suo partito preferito. E’, convinto di avere fatto la scelta giusta, razionale. Non è vero. Se potesse leggere il suo inconscio scoprirebbe che ha votato quel partito solo per distinguersi dal padre, fedele votante del partito rivale. O che lo ha fatto spinto da un pregiudizio tipico, del suo ambiente, acquisito quando aveva 5 anni.
In tutte queste situazioni ad averci spinto ad agire non e stata la parte razionale cosciente della nostra mente, ma un lato nascosto, che sfugge al nostro controllo e che non sempre ci fa fare ciò che poi vorremmo aver fatto. Talvolta è un pregiudizio diffuso o un antico ricordo che agisce, senza che ce ne accorgiamo, sulle nostre scelte, talvolta un’emozione, capace di scavalcare qualsiasi ragionamento logico. In altri casi, dicono gli scienziati, l’inganno è ancora più clamoroso: siamo convinti di essere coscienti di azioni di cui, nel 90% dei casi, siamo solo attori.
Freud aveva ragione
I ricordi cancellati e l'inconscio condizionano la nostra vita e le nostre scelte apparentemente più coscienti: ecco perché le ultime ricerche danno ragione a Freud.
Il primo a teorizzare, alla fine dell'800, l'esistenza di una parte della mente che sfugge al nostro controllo razionale fu Freud: secondo il neurologo austriaco il nostro comportamento è dovuto a un guazzabuglio di emozioni, pulsioni e motivazioni legate a tracce lasciate nell'infanzia e diventate non coscienti. Ma buona parte dei neuroscienziati ha guardato con sospetto le idee di Freud perché non verificabili con il metodo sperimentale. Oggi però le neuroscienze stanno dimostrando che l'inconscio esiste e che Freud aveva ragione. Prendiamo per esempio la repressione: secondo Freud i ricordi indesiderati e spiacevoli possono essere deliberatamente dimenticati. Alla fine del secolo scorso Michael Anderson e Collin Green dell'University of Oregon hanno dimostrato che la repressione esiste, ed è molto frequente. In laboratorio, in condizioni controllate, hanno "imitato" la repressione dimostrando che se si cerca deliberatamente di dimenticare alcuni vocaboli, successivamente si ha difficoltà a ricordarli, anche se qualcuno ci promette denaro.
Moglie o mamma?
Se poi pensate che la scelta del partner sia dovuta a fattori contingenti, vi illudete. Anche in questo caso l'inconscio vi ha giocato uno scherzo. Vi ricordate il complesso di Edipo di Freud? Tutti i bambini, diceva, si innamorano del genitore dell'altro sesso. David Perrett Dell'University of St. Andrews, in Scozia, ha dimostrato che ad attirarci sessualmente da adulti sarebbero proprio i visi che più ci ricordano i nostri genitori quando li abbiamo conosciuti. Insomma, impareremmo che cosa cercare in un partner guardando mamma e papà durante l'infanzia. Sono solo alcuni esempi in cui Freud sembra aver trovato alleati anche al di fuori della psicanalisi. Ma la stessa psicanalisi ha rivisto profondamente il modo di intendere l'inconscio. Spiega Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicanalista che insegna a Roma: «Secondo Freud era un po' come la "cantina della mente": il magazzino in cui nascondiamo le cose spiacevoli, che non ci piace ricordare. Oggi, invece, anche per la psicanalisi è diventato una fucina di pensieri e di emozioni in cui le nostre esperienze sono rielaborate in continuazione». Un po' come accade con i ricordi, influenzati in continuazione da emozioni, associazioni affettive e dalla situazione in cui ci troviamo a ricordare. I più pensano che la memoria sia una specie di ripostiglio dove possono essere archiviati i ricordi richiamabili alla coscienza quando serve.
Fonte Focus
sabato 9 luglio 2016
IL LATO NASCOSTO DELLA MENTE!
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