La World Federation of Music Therapy ha dato nel
1996 la seguente definizione: “La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli
elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un
musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la
comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione,
l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di
soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive”.
Il concetto di musicoterapia come disciplina scientifica
si sviluppa solo all'inizio del secolo XVIII: il primo trattato di
musicoterapia risale alla prima metà del Settecento a cura di un medico
musicista londinese, Richard Brockiesby. I primi esperimenti di musicoterapia
in Italia furono attuati nel Morotrofio di Aversa a partire dal 1843 da parte di
Biagio Gioacchino Miraglia.
Se relativamente alla professione lo Stato Italiano non
si è ancora espresso, qualche cosa si muove invece dal punto di vista della
formazione.
Con il Decreto Ministeriale 8 ottobre 2008
n.629 è stata autorizzata l'attivazione di un corso accademico sperimentale di
primo livello presso il Conservatorio
di Pescara e successivamente,
con il Decreto Ministeriale 23 novembre 2005 prot. n.
484/2005 il MIUR ha dato il via libera per la sperimentazione di
un Diploma di specializzazione in “Musicoterapia” presso due Conservatori: il Conservatorio di Verona ed il
Conservatorio dell'Aquila.
Con D.M. 3 nov 2011 n.
164 è stato autorizzato il "Biennio sperimentale di specializzazionene in
Musicoterapia" (Laurea Magistrale) presso il Conservatorio di Musica
"Girolamo Frescobaldi" a Ferrara. Lo studio ed il tirocinio al
Biennio sono svolti con particolare riferimento alla Musicoterapia applicata
alla Neuroriabilitazione. Le lezioni si svolgono presso il Dipartimento di
Neuroscienze/Riabilitazione - Settore Medicina Riabilitativa “San Giorgio” di
Ferrara.
Nella lingua italiana si è cercato più volte
di dare valenze diverse ai termini musicoterapeuta e musicoterapista, differenza
che in altre lingue non esiste. Secondo la tesi più accreditata, è
"terapeuta" chi ha già una laurea (psicologia, medicina,
conservatorio, scienze della formazione), mentre è detto "terapista"
chi accede alla formazione musicoterapica senza precedenti
professionalizzazioni.
Chiediamo, ora a livello informativo, a Fulvio Muzio, medico e
musicista, da quando si utilizza la musicoterapia:
“La nascita della Musicoterapia, come oggi la
conosciamo, è fatta risalire al termine della prima guerra mondiale quando dei
musicisti iniziarono a visitare i “Veteran Hospitals” della nazione americana
suonando per i reduci che soffrivano di forme sia fisiche che psichiche di
trauma post-bellico. Dato che fu subito evidente una risposta positiva di
questi pazienti alla musica, i medici e gli infermieri iniziarono a richiedere
alle amministrazioni degli ospedali di formalizzare questi interventi e
assoldare dei musicisti per fornire questo servizio in modo continuativo.
Successivamente gli ospedali stabilirono l’obbligo di un training formale
nell’utilizzo della musica a scopo terapeutico, concetto che si è evoluto in
veri e propri diplomi di studio”.
In quali casi secondo lei la musicoterapia
ottiene i maggiori risultati?
“La maggior parte degli studi effettuati
attesta l’efficacia di questa metodica su svariati disturbi: stress, disturbi
cognitivi, ansia, depressione, dolore, cefalea, ecc. Inoltre è stato
messo in luce l’effetto positivo di stimolo su stati mentali come l’attenzione,
la concentrazione, la meditazione, la creatività”.
Mi spiega i suoi risultati testati?
“I risultati hanno evidenziato come vi siano
due gruppi di soggetti che hanno una diversa risposta agli stimoli
psicoacustici. Mentre un gruppo di volontari è sensibile a questi stimoli e la
loro mente viene progressivamente trascinata verso stati di rilassamento sempre
più profondi, l’altro gruppo non ha una risposta di uguale efficacia: sebbene
l’holter metabolico ha rilevato, in questi ultimi, proprio l’incapacità di
riuscire a rilassarsi, di abbandonarsi ai suoni conservando invece fin
dall’inizio una tensione muscolare superiore al gruppo dei responders.
Nella
realizzazione del progetto “Psychoacoustic Brain Power“ si è quindi fatto
tesoro di questa esperienza associando le componenti psicoacustiche a
composizioni musicali di genere “ambient” appositamente studiate per favorire
il progressivo rilassamento psicofisico”.
Chiediamo, invece, a Silvio Capeccia, compositore di
ambient music e autore degli otto brani che costituiscono il materiale sonoro
di “Psychoacoustic brain power”, quale tipo di musica è indicato nella
musicoterapia:
“L’obiettivo dichiarato del lavoro era di
portare progressivamente l’ascoltatore da uno stato mentale vigile al
rilassamento profondo, mediante l’abbinamento della musica con onde a bassa
frequenza utilizzate secondo una tecnica specifica dal musicoterapista Fulvio
Muzio. Si è trattato quindi di scegliere, tra i brani che abitualmente
realizzo, quelli che maggiormente creano atmosfere soft e meditative.
In tale ottica,
la musica ambient è certamente la più indicata, grazie a certe sue
caratteristiche quali l’assenza di ritmica ossessiva, la presenza di sonorità
eteree e morbide, la ripetitività delle frasi musicali unita ad una quasi
impercettibile mutazione continua”.
Modelli
Poiché sostanzialmente la musicoterapia è una modalità di
approccio alla persona, si configureranno ambiti diversi di applicazione della
metodica a seconda che l'utente sia singolo o gruppo, paziente o discente.
Un'ulteriore moltiplicazione dei modelli musicoterapici si avrà poi in
relazione alle finalità che si vogliono perseguire.
Storicamente possiamo distinguere la musicoterapia attiva
(suonare) da quella recettiva (ascoltare), ma è una discrezione limitata,
poiché lo stesso metodo può cambiare a seconda dell'applicativo.
Si può invece evidenziare una più precisa differenza tra
le Scuole in base al core d'intervento che può essere psicoanalitico,
psicosomatico, somatico.
Scuole a impianto somatico
In questi casi l'utente è un singolo e si tratta di un
paziente.
Il fine è terapeutico.
Scuole d'impianto psicosomatico
L'utenza è costituita da singoli o gruppi. Spesso, ma non
solo, bambini, anziani e disabili mentali.
Il fine è sviluppare o mantenere le capacità cognitive,
espressive e di apprendimento, orientamento e coordinamento motorio.
Scuole a impronta psicoanalitica
L'utenza è costituita da singoli o gruppi.
Il fine è sviluppare gli aspetti sociali della persona.
Musicoterapia umanistica
Campi di applicazione
La musicoterapia può essere utilizzata a vari livelli,
quali l'insegnamento, la riabilitazione o la terapia. Per quanto riguarda la
terapia e la riabilitazione, gli ambiti di intervento riguardano
preminentemente la neurologia
e la psichiatria:
autismo infantile
ritardo mentale
disabilità motorie
morbo di Alzheimer ed altre demenze
psicosi
disturbi dell'umore
disturbi somatoformi (in particolare sindromi da dolore
cronico)
disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa)
morbo di Parkinson
In ogni caso, gli interventi di tipo clinico rimangono di
esclusiva competenza degli esercenti le professioni
sanitarie. Lezioni illustrate nelle slide riportate, prodotte e inserite nei corsi di (Laurea
Magistrale) presso il Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara.
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