L’attaccamento affettivo
Durante la prima metà del 20esimo secolo
molti psicologi credevano che mostrare affetto ad un neonato fosse un'abitudine
gestuale che non aveva un reale scopo.
Il comportamentista John B.Watson
ammonì a questo proposito: "ricordate, quando siete tentati di coccolare
il vostro piccolo, che l'amore
di mamma è uno strumento pericoloso". Secondo molti studiosi
dell'epoca, l'affetto poteva solo sviluppare disagi e portare a problemi
psicologici in età adulta.
Uno psicologo americano chiamato Harry Harlow, tuttavia, si interessò a
questo argomento e si adoperò per dimostrare gli effetti positivi di un fattore difficile da quantificare e misurare: L'Amore.
In una serie di esperimenti controversi, condotti negli anni '60,
Harlow ottenne il suo obiettivo mostrando i disastrosi effetti della deprivazione affettiva
sui macachi, e rivelò l'importanza dell'amore di una mamma nel sano sviluppo di
un figlio.
L’amore materno è importante per lo sviluppo e la sopravvivenza di un infante.
Si trattò di esperimenti crudeli e dal dubbio valore etico, che
tuttavia fornirono spunti importanti.
Harlow
era un docente presso l’Università
del Wisconsin, ed intuì che il legame madre-figlio andava aldilà del
semplice bisogno nutrizionale istituendo di fatto l’affetto
come bisogno primario.
Iniziò
col prendere dei cuccioli di macaco e separarli dalla madre, chiudendoli in
piccole celle buie (denominate pits of dispair, “pozzi della disperazione”) per periodi di tempo
prolungati, anche per parecchi mesi.
Naturalmente
non reagirono bene: depressione, aggressività e turbamenti comportamentali
caratterizzarono lo sviluppo dei cuccioli, ma non solo … Egli notò che
staccavano i tappetini dal fondo delle gabbie per abbracciarli sviluppando di
fatto un attaccamento, allora ritenuto insensato, per una figura che potremmo
denominare “madre
surrogata”.
Sarà più importante lo stimolo della
fame o quello dell’attaccamento materno?
Dal 1957 al ’63 si susseguirono una serie di esperimenti
nei quali divise dalle madri naturali le scimmiette appena nate dotandole di
differenti tipi di madri surrogate. In particolare due: la prima denominata “madre di pezza”, era soffice e riscaldata ma senza
latte e la seconda, denominata “madre di ferro”,
era formata da fili d’accaio ed assolutamente inadatta a dare alcun tipo di
“calore” ma possedeva un biberon contenente l’alimento liquido.
Bene, le scimmiette rimanevano tutto il tempo
abbracciando la “madre di pezza”, quando avevano fame correvano dalla “madre di
ferro”, si nutrivano per pochi secondi e tornavano subito dalla “soffice scultura” .
Egli aveva dimostrato come il bisogno
affettivo fosse più importante di quello nutrizionale, ma i disturbi comportamentali proseguivano
mostrando comportamenti antisociali, si nascondevano rannicchiate in un angolo
e venivano evitate e escluse dalle altre scimmie. Quelle allevate dalla sola
“madre di ferro” invece presentavano gravi squilibri mentali che le portavano anche a tentare il suicidio
in presenza di altri esemplari.
Il Doc Harlow decise di continuare
gli esperimenti per capire scientificamente quali caratteristiche dovesse avere
una madre.
Costruì altre madri-surrogato utilizzando diversi
materiali, cambiandone quindi la consistenza, notando che più la madre era soffice più
veniva apprezzata. Successivamente provò a far passare dell’acqua fredda tramite una serpentina inserita
all’interno della “madre preferita” ed i cuccioli iniziarono ad evitarla come
se fosse morta.
Ma se fosse stata semovente? Appese dei morbidi
sacchi a circa un metro da terra e … SORPRESA: le adoravano!
Per cui arrivò a capire che una mamma dev’essere
soffice, calda e non statica.
Ecco che volle quantificare quanto fosse importante
la presenza di una madre, costruendo delle vere e proprie torture:
“Madri di pezza” dotate di congegni a molla che
scattavano quando il cucciolo le abbracciava, scaraventandolo letteralmente a
metri di distanza, altre che lanciavano getti d’aria compressa ed infine
costruì anche madri stile “Vergine di Norimberga”, con spuntoni che uscivano
dal corpo che trafiggevano il malcapitato ad ogni tentativo di ricevere quel
po’ di calore materno, spuntando al momento opportuno.
Nessun cucciolo demorse dal provare ad
abbracciarle, ripetendo la stessa scena periodicamente. Dolore, spavento ed umiliazione erano meno forti del bisogno di ricevere
calore materno.
Naturalmente l’esperimento aveva oltrepassato ogni
limite etico e morale, e questo ebbe un effetto sulla “sensibilità popolare”,
al punto che il dottor Harry Harlow cercò di “risollevare” la propria
reputazione interrompendolo e tentando di riabilitare le scimmiette (senza
successo) ma non servì a nulla. Fu etichettato come scienziato sadico, continuando a ricevere
feroci critiche dai colleghi e dalla carta stampata.
L'impatto della ricerca di Harlow
Gli
esperimenti di Harlow offrirono, però, la prova inconfutabile che l'Amore è
vitale per lo sviluppo di un piccolo: successive prove mostrarono gli effetti a
lungo termine della deprivazione affettiva, che portava a stress psicologici ed
emozionali, e talvolta alla morte dei soggetti.
Le
scoperte dei ricercatori aiutarono lo sviluppo di approcci totalmente diversi
nei servizi sociali e nelle agenzie di adozione.
Per
ironia della sorte fu proprio la vita di Harlow a mostrare i guai peggiori:
dopo una malattia grave di sua moglie, lo studioso divenne vittima di alcolismo
e depressione. Fu descritto dai suoi colleghi come un misantropo sciovinista e
crudele: triste destino per colui che ha dimostrato l'importanza dell'amore!
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