lunedì 26 maggio 2014

L’attaccamento affettivo



L’attaccamento affettivo



Durante la prima metà del 20esimo secolo molti psicologi credevano che mostrare affetto ad un neonato fosse un'abitudine gestuale che non aveva un reale scopo.



Il comportamentista John B.Watson ammonì a questo proposito: "ricordate, quando siete tentati di coccolare il vostro piccolo, che l'amore di mamma è uno strumento pericoloso". Secondo molti studiosi dell'epoca, l'affetto poteva solo sviluppare disagi e portare a problemi psicologici in età adulta.
Uno psicologo americano chiamato Harry Harlow, tuttavia, si interessò a questo argomento e si adoperò per dimostrare gli effetti positivi di un fattore difficile da quantificare e misurare: L'Amore.
In una serie di esperimenti controversi, condotti negli anni '60, Harlow ottenne il suo obiettivo mostrando i disastrosi effetti della deprivazione affettiva sui macachi, e rivelò l'importanza dell'amore di una mamma nel sano sviluppo di un figlio.












L’amore materno è importante per lo sviluppo e  la sopravvivenza di un infante.
Si trattò di esperimenti crudeli e dal dubbio valore etico, che tuttavia fornirono spunti importanti.
Harlow era un docente presso l’Università del Wisconsin, ed intuì che il legame madre-figlio andava aldilà del semplice bisogno nutrizionale istituendo di fatto l’affetto come bisogno primario.
Iniziò col prendere dei cuccioli di macaco e separarli dalla madre, chiudendoli in piccole celle buie (denominate pits of dispair, “pozzi della disperazione”) per periodi di tempo prolungati, anche per parecchi mesi.












Naturalmente non reagirono bene: depressione, aggressività e turbamenti comportamentali caratterizzarono lo sviluppo dei cuccioli, ma non solo … Egli notò che staccavano i tappetini dal fondo delle gabbie per abbracciarli sviluppando di fatto un attaccamento, allora ritenuto insensato, per una figura che potremmo denominare “madre surrogata”.












Sarà più importante lo stimolo della fame o quello dell’attaccamento materno?
Dal 1957 al ’63 si susseguirono una serie di esperimenti nei quali divise dalle madri naturali le scimmiette appena nate dotandole di differenti tipi di madri surrogate. In particolare due: la prima denominata “madre di pezza”, era soffice e riscaldata ma senza latte e la seconda, denominata “madre di ferro”, era formata da fili d’accaio ed assolutamente inadatta a dare alcun tipo di “calore” ma possedeva un biberon contenente l’alimento liquido.












Bene, le scimmiette rimanevano tutto il tempo abbracciando la “madre di pezza”, quando avevano fame correvano dalla “madre di ferro”, si nutrivano per pochi secondi e tornavano subito dalla “soffice scultura” .
Egli aveva dimostrato come il bisogno affettivo fosse più importante di quello nutrizionale, ma i disturbi comportamentali proseguivano mostrando comportamenti antisociali, si nascondevano rannicchiate in un angolo e venivano evitate e escluse dalle altre scimmie. Quelle allevate dalla sola “madre di ferro” invece presentavano gravi squilibri mentali che le portavano anche a tentare il suicidio in presenza di altri esemplari.













Il Doc Harlow decise di continuare gli esperimenti per capire scientificamente quali caratteristiche dovesse avere una madre.
Costruì altre madri-surrogato utilizzando diversi materiali, cambiandone quindi la consistenza, notando che più la madre era soffice più veniva apprezzata. Successivamente provò a far passare dell’acqua fredda tramite una serpentina inserita all’interno della “madre preferita” ed i cuccioli iniziarono ad evitarla come se fosse morta.
Ma se fosse stata semovente? Appese dei morbidi sacchi a circa un metro da terra e … SORPRESA: le adoravano!
Per cui arrivò a capire che una mamma dev’essere soffice, calda e non statica.












Ecco che volle quantificare quanto fosse importante la presenza di una madre, costruendo delle vere e proprie torture:
“Madri di pezza” dotate di congegni a molla che scattavano quando il cucciolo le abbracciava, scaraventandolo letteralmente a metri di distanza, altre che lanciavano getti d’aria compressa ed infine costruì anche madri stile “Vergine di Norimberga”, con spuntoni che uscivano dal corpo che trafiggevano il malcapitato ad ogni tentativo di ricevere quel po’ di calore materno, spuntando al momento opportuno.












Nessun cucciolo demorse dal provare ad abbracciarle, ripetendo la stessa scena periodicamente. Dolore, spavento ed umiliazione erano meno forti del bisogno di ricevere calore materno.
Naturalmente l’esperimento aveva oltrepassato ogni limite etico e morale, e questo ebbe un effetto sulla “sensibilità popolare”, al punto che il dottor Harry Harlow cercò di “risollevare” la propria reputazione interrompendolo e tentando di riabilitare le scimmiette (senza successo) ma non servì a nulla. Fu etichettato come scienziato sadico, continuando a ricevere feroci critiche dai colleghi e dalla carta stampata.












L'impatto della ricerca di Harlow

   Gli esperimenti di Harlow offrirono, però, la prova inconfutabile che l'Amore è vitale per lo sviluppo di un piccolo: successive prove mostrarono gli effetti a lungo termine della deprivazione affettiva, che portava a stress psicologici ed emozionali, e talvolta alla morte dei soggetti.
   Le scoperte dei ricercatori aiutarono lo sviluppo di approcci totalmente diversi nei servizi sociali e nelle agenzie di adozione.
   Per ironia della sorte fu proprio la vita di Harlow a mostrare i guai peggiori: dopo una malattia grave di sua moglie, lo studioso divenne vittima di alcolismo e depressione. Fu descritto dai suoi colleghi come un misantropo sciovinista e crudele: triste destino per colui che ha dimostrato l'importanza dell'amore!



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