mercoledì 19 marzo 2014

La meravigliosa genialità degli alunni mancini!!!



Mentre fino a non molti anni fa i mancini erano discriminati come individui “difettosi” e forzati ad usare la mano destra, recentemente si tende a considerarli più creativi dei destrimani e il mancinismo viene addirittura ritenuto da alcuni un indizio di genialità.




Questo cambiamento di opinione, dovuto probabilmente alle nuove conoscenze sul funzionamento del cervello, non impedisce tuttavia alle persone mancine di incontrare non poche difficoltà in un mondo concepito per i destrimani. Il disagio riguarda soprattutto i bambini, che devono confrontarsi con i compiti dello sviluppo e dell’apprendimento scolastico educatori ed insegnanti devono quindi esserne consapevoli per aiutarli al meglio.
I due più grandi geni dell’umanità: Albert Einstein e Leonardo da Vinci. Il più famoso condottiero del mondo antico: Giulio Cesare. Due giganti dell’arte: Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio. Tre dei massimi filosofi: Aristotele, Kant, Nietzsche. Due imperatori: Alessandro Magno e Napoleone Bonaparte. E via elencando con Picasso, Churchill, Beethoven, fino ai contemporanei Maradona, Paul McCartney, John F. Kennedy, Bill Clinton, Bill Gates… l’elenco dei mancini famosi, dall’antichità ad oggi, potrebbe riempire un intero volume. 










Eppure, fino a qualche decennio fa le persone mancine scontavano il peso di un tenace pregiudizio, secondo il quale il mancinismo era un difetto da contrastare e sradicare: non per nulla la parola stessa deriva dal termine latino “mancus”, che significa impedito, manchevole, mutilato. In lingua spagnola l’espressione “no serzurdo” vuol dire essere intelligente, ma la traduzione letterale è “non essere mancino”. 
Nella Roma antica entrare in una casa con il piede sinistro era considerata una grave offesa, tanto che i servitori venivano piazzati a guardia della porta d’ingresso per assicurarsi che l’ospite mettesse avanti per primo il piede destro. 

Nella tradizione ebraica e cristiana la mano sinistra è connessa al demonio; per i musulmani è peccato mangiare o lavarsi con la mano sinistra, considerata impura.

Se oggi le cose sono cambiate ed è iniziato il tempo del riscatto per i mancini lo si deve agli studi neurofisiologici che hanno fatto luce sulle origini di questa caratteristica funzionale, chiarendo che il diavolo non c’entra proprio per niente. 









C’entra invece il fatto che il nostro cervello è suddiviso in due emisferi: destro e sinistro. Si sa da molto tempo che ciascun emisfero controlla il lato opposto del corpo, ma è solo nella seconda metà del secolo scorso che il neurofisiologo Roger Sperry, a cui nel 1981 è stato assegnato il premio Nobel per questi studi, ha dimostrato che ciascun emisfero presiede a specifiche funzioni.
All’emisfero sinistro competono essenzialmente le funzioni logico-linguistiche e il pensiero analitico, mentre nell’emisfero destro sono localizzate le funzioni visuo-spaziali, immaginative, musicali e il pensiero intuitivo-sintetico.
Semplificando al massimo, possiamo dire che nella grande maggioranza delle persone l’emisfero sinistro è dominante, il che determina una preferenza manuale destra e il prevalere del pensiero logico-analitico, mentre nei mancini la dominanza appartiene all’emisfero destro, quindi si stabilisce una preferenza manuale sinistra e una prevalenza del pensiero intuitivo e della creatività. 









In realtà le cose sono decisamente più complesse, dal momento che esistono diversi gradi di mancinismo: si va da individui che sono mancini al 100%, in quanto usano di preferenza sia la mano che il piede e l’occhio sinistro, a persone che usano magari il piede sinistro per calciare ma la mano destra per scrivere e l’occhio destro per guardare in un cannocchiale. 
Benché la spiegazione neurofisiologica di queste dominanze “miste” o “incrociate” non sia ancora ben chiarita, si ritiene che il tutto dipenda dal modo in cui le funzioni emisferiche sono distribuite nel cervello di questi soggetti: in alcuni, ad esempio, il linguaggio è governato da entrambi gli emisferi e non solo dal sinistro; in altri sia il linguaggio che le funzioni visuo-spaziali sono collocati nello stesso emisfero.










Un fatto su cui molte ricerche concordano è che nei mancini è molto più sviluppato il corpo calloso, una struttura centrale composta da circa 250 milioni di fibre nervose che collegano i due emisferi. È grazie al corpo calloso che gli emisferi possono scambiarsi informazioni, e poiché nei mancini e negli ambidestri esso contiene circa 30 milioni di fibre in più rispetto ai destrimani, questo scambio può avvenire molto più rapidamente.
Ciò spiega, fra l’altro, la superiorità dei mancini in molte attività sportive, come il tennis e la scherma, che richiedono la rapidissima integrazione di dati percettivo-spaziali e di decisioni motorie, nonché la loro convergenza sul movimento di un solo arto. In questi sport, è proprio la velocità di trasmissione interemisferica che può fare la differenza tra un bravo giocatore e un campione.
Tornando alla distribuzione delle diverse funzioni nei due emisferi, il fatto che nei mancini quello dominante sia il destro può far sì che, come abbiamo accennato, questi individui abbiano una maggiore predisposizione per le arti e per le attività creative in genere e che, di conseguenza, manifestino più spesso dei destrimani un talento musicale, pittorico o matematico: non stupisce, quindi, che la caduta dei pregiudizi nei confronti del mancinismo sia stata seguita da una rivalutazione secondo cui tra i soggetti con questo tipo di lateralità vi sarebbero molti potenziali geni.
Ma, nonostante questa opinione lusinghiera, rimane il fatto che il mancino è costretto a vivere in un ambiente in cui tutto, dagli utensili alle suppellettili e agli indumenti, è predisposto per i destrimani. Se questo può essere un problema di poco conto per gli adulti, non bisogna invece sottovalutarne l’importanza per i bambini, che senza dubbio incontrano difficoltà notevoli sia negli apprendimenti pratici che in quelli scolastici. 
La soluzione di forzare il bimbo tendenzialmente mancino a usare la mano destra è senz’altro da scartare, in quanto provoca insicurezza e senso d’inferiorità e, a volte, può essere causa di veri e propri disturbi, come la balbuzie. È bene invece incoraggiare l’uso di entrambe le mani fino a quando non si sarà stabilita una preferenza definitiva, il che avviene generalmente intorno ai tre anni. In seguito, se la preferenza è per la mano sinistra, il bambino dovrà essere aiutato a superare le difficoltà che ne derivano. Per esempio, dovendogli insegnare alcuni gesti come allacciarsi le scarpe o i vestiti sarà opportuno fargli da modello stando di fronte a lui anziché al suo fianco. 











Ma gli ostacoli maggiori si presentano nell’apprendimento della scrittura: mentre la mano destra scrive allontanandosi dal corpo, consentendo in tal modo un movimento sciolto e progressivo, la sinistra si avvicina al corpo e ne viene impacciata; inoltre la mano sinistra copre quanto viene scritto, impedendo la visione d’insieme e il controllo sia della grafia che del contenuto.
L’insegnante dovrà quindi mettere in atto alcuni accorgimenti, cominciando dalla sistemazione degli alunni mancini sul lato sinistro dell’aula e dalla collocazione nel banco a sinistra del compagno destrimane, per evitare interferenze reciproche durante la scrittura. Per poter scrivere comodamente con la sinistra il foglio deve essere sistemato sul banco a sinistra della linea centrale del corpo e la parte superiore del foglio deve essere inclinata di 30-40 gradi in senso orario. 
La penna o la matita vanno impugnate a circa 3 cm. dalla punta, per lasciare il più possibile scoperto quello che si sta scrivendo; inizialmente è bene che il bambino usi una matita molto morbida per abituarsi ad impugnarla senza stringere troppo e senza premere eccessivamente sul foglio. Sono poco adatti per gli alunni mancini i libri in cui sono stampate sul lato sinistro della pagina parole che devono essere copiate sul lato destro, perché in questo caso la mano sinistra le copre durante la scrittura. 

Ma oltre a predisporre queste piccole facilitazioni bisognerà armarsi di pazienza, perché il bimbo mancino fa oggettivamente più fatica dovendo procedere “controcorrente” rispetto a quello che sarebbe il suo andamento naturale. In cambio della sua comprensione, l’insegnante potrebbe un domani vantarsi di avere avuto in classe un nuovo Einstein, o un piccolo Michelangelo o, quantomeno, un Maradona in erba: può valerne la pena!









1 commento:

  1. Sono mancino e penso che ci siano molte verità se non tutte su questa analisi grazie da parte di tutti i Mancini da sempre discriminati

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