Le origini del linguaggio
Diceva Paolo Del Pozzo Toscanelli, insigne matematico e cartografo del '400, precursore della scoperta dell'America, che "Buscar il levante para occidente" è più semplice che circumnavigare l'Africa.
Questo per introdurre il linguaggio umano da un altro punto di vista, quello paleo antropologico. Attraverso le ricerche del maestro francese Yves Coppens, di cui posseggo tutti i lavori, si può dimostrare l'evoluzione del linguaggio umano attraverso i calchi endocranici degli uomini fossili. Il risultato è sorprendente!
Arteria meningea media nell'uomo moderno. Resposabile dell'irrorazione delle aree del linguaggio di Brocà e di Wernicke. Questi calchi endocranici si sono scavati nell'osso e mantenuti fino a noi. |
Il linguaggio è
sempre stato considerato la caratteristica distintiva della specie umana, la
barriera ultima che divide 1'uomo dagli animali. Da un punto di vista semiotico
il linguaggio non è altro che un codice di comunicazione, dotato però di
caratteri strutturali peculiari. Tra i più importanti vi è il carattere della
doppia articolazione cioè la possibilità di analizzare un segnale secondo due
livelli: in segni, corrispondenti a fattori del significato, e in figure, non
corrispondenti a fattori del significato. Un codice può essere doppiamente
articolato, articolato solo su uno dei due livelli o infine non esserlo
affatto: il linguaggio umano appartiene al primo gruppo in quanto le frasi sono
analizzabili in segni (le parole), a loro volta scomponibili in figure (i
fonemi). La doppia articolazione permette di creare e comprendere un numero
infinito di nuove parole e frasi ricombinando fonemi e parole per mezzo di
regole; di conseguenza il
nostro linguaggio è aperto o infinitamente produttivo. Anche altri
codici di comunicazione sono aperti, ma presentano articolazione su uno al
massimo dei due livelli e mancano di vere e proprie regole di ricombinazione,
in particolare della sintassi. Di conseguenza il linguaggio umano si presenta
come un codice decisamente unico.
La questione
dell'origine di tale codice, che ha suscitato interesse fin dall'antichità, era
generalmente risolta chiamando in causa 1'intervento divino. Comunque più che
dell'origine, ci si interessava di stabilire quale fosse la lingua originaria
dell'umanità. È noto a questo proposito l'aneddoto
narrato da Erodoto sull'esperimento compiuto da Psammetico re di Pitto,
che fece allevare in isolamento due neonati per vedere quali parole,
appartenenti a quale lingua, avrebbero pronunciato per prime senza
insegnamento: poiché la loro prima parola fu dekós, simile a quella frigia per
pane, Psammetico ne dedusse che la prima lingua dell'uomo doveva essere stata quella Frigia.
Arteria meningea media nell'uomo di Neanderthal. Resposabile dell'irrorazione delle aree del linguaggio di Brocà e di Wernicke |
Non mancano
neppure tentativi di ricostruire la lingua originaria dell'umanità ricercando
le radici comuni a tutte le lingue e arrivando alla compilazione di veri e
propri dizionari della lingua primitiva; inoltre fino al XIX secolo si ha un
proliferare di teorie, basate solo su speculazioni, che vedono 1'origine del
linguaggio nell'imitazione delle voci degli animali, nella mimica, nel canto
ecc. Con queste premesse è giustificata la decisione della Societé de
Linguistique di Parigi che nel 1886 pone tra i primi articoli del suo statuto
1'avvertenza che non verranno accettate comunicazioni riguardanti 1'origine del
linguaggio, trattandosi solo di speculazioni oziose.
Negli ultimi
decenni stiamo invece assistendo a un rifiorire dell'interesse per il problema
dell'origine e dell'evoluzione del linguaggio, che viene però affrontato dalle
scienze empiriche: la speculazione teorica ha lasciato
il posto all'anatomia comparata, alla paleontologia e ad altre scienze,
ognuna delle quali può offrire contributi importanti al progresso delle
conoscenze su questo argomento, mentre il compito di definire il linguaggio e i
suoi caratteri è passato alla linguistica.
Arteria meningea media nell'homo erectus. Le due aree sono meno irrorate. Il linguaggio era gutturale con richiami parentali solamente. |
Da un punto di
vista biologico le capacità linguistiche dell'uomo sono legate alle
caratteristiche anatomiche e fisiologiche dell'apparato vocale e del sistema
nervoso. A livello anatomo - fisiologico i primati non umani sono gli esseri
più vicini a noi: un esame comparativo dell'apparato vocale e del sistema
nervoso dell'uomo e degli altri primati può costituire un utile punto di
partenza per la ricerca dell'origine del linguaggio, poiché può evidenziare
quanto la comunicazione verbale umana sia basata su caratteristiche anatomiche
e fisiologiche proprie dell'uomo e quanto invece sia dovuta a fattori più
generali condivisi anche dagli altri primati. Altrettanto utile si presenta la
ricostruzione negli ominidi fossili delle strutture anatomiche implicate nelle
funzioni linguistiche, poiché ci può permettere di individuare le tappe
principali che hanno portato 1'uomo al linguaggio.
Arteria meningea media nell'homo habilis. Il ragazzo del Turkana era bipede, riconosceva i parenti, ma era privo di linguaggio articolato. |
Dal confronto
tra 1'apparato vocale umano e quello degli altri primati risulta chiaro che 1'uomo ha migliori capacità
fonatorie, soprattutto per la maggior possibilità di risonanza del
tratto vocale sopralaringeo. Questo è costituito fondamentalmente dalla cavità orale e da quella
faringea, le quali fungono appunto da camere di risonanza per i suoni
prodotti dalle vibrazioni delle corde vocali e modificano forma e dimensioni a
seconda dei tipi di vocali e consonanti emesse. La cavità orale, che si
presenta nell'uomo accorciata e allargata, è divenuta più duttile ai cambiamenti
di forma e dimensioni richiesti dall'articolazione dei suoni del linguaggio, la
mascella e la mandibola si sono alleggerite; il palato si è fatto più ricurvo e il pavimento
orale è costituito in gran parte dal diaframma genioioideo.
Arteria meningea media nell'australopithecus robustus. Assenza di linguaggio. Infatti oggi si ritiene che sia solo un ramo collaterale degli ominidi |
Inoltre la cavità
faringea dell'uomo è proporzionalmente più estesa di quella degli altri primati
e ciò è dovuto essenzialmente alla discesa della laringe nel collo, cosa che ha
fatto perdere il contatto tra epiglottide e palato molle. Si è formata così una
porzione sopralaringea della faringe che sbocca ad angolo retto nella cavità
orale, configurazione tipicamente umana. Infine la lingua si è spinta indietro
fino a costituire con la sua base il margine anteriore della cavità faringea da
un lato e quello posteriore della cavità orale dall'altro: essa è divenuta in
tal modo un elemento di continuità tra le due cavità, in grado di modificare
contemporaneamente con i suoi movimenti le dimensioni e la forma di entrambe. Il tratto sopralaringeo dell'uomo
può così funzionare come un organo a due canne capace di produrre una notevole
quantità di variazioni sui suoni emessi dalla laringe. Il suo valore
adattativo è stato quello di estendere il numero dei segnali vocali producibili
rispetto a quelli emessi dagli altri primati, nei quali il tratto sopralaringeo
funziona invece come un organo a canna unica a causa della mancanza di una
porzione sopralaringea della faringe e dell'impossibilità della lingua di
costituire un elemento di continuità tra la cavità orale e quella faringea.
Philip Lieberman
ha ricostruito il tratto sopralaringeo di alcuni ominidi fossili per vedere
quando nel corso dell'evoluzione si sia sviluppato un tratto vocale simile a
quello attuale con le sue possibilità articolatorie. Egli ha rilevato che il tratto sopralaringeo umano a
due canne è presente in alcuni ominidi fossili, assente in altri e presente in
altri ancora in forma intermedia. In particolare ne risulta che l'uomo di Neandertal non aveva la possibilità di produrre il
triangolo vocalico [a], [i] e [u], che rappresenta il massimo grado di
restringimento e allargamento delle cavità orale e faringea, e quindi non
poteva avere un linguaggio verbale articolato come il nostro; tale possibilità si riscontrerebbe invece, in esemplari di
Homo sapiens più antichi e più recenti. Nel corso dell'evoluzione,
nell'emisfero sinistro dell'encefalo umano sono comparse aree neocorticali
associative, definite aree del linguaggio, deputate alla discriminazione,
comprensione e produzione di messaggi e segnali verbali. In particolare 1'area di Wernicke, posta nel giro temporale
superiore, è specializzata nell'identificazione e nella selezione di
consonanti e vocali, mentre 1'area di Broca,
posta nel giro frontale inferiore, presiede alla rapida combinazione dei fonemi
in sequenze verbo-motorie unitarie. Le strutture interposte tra le aree di
Broca e di Wernicke e le loro connessioni reciproche, cioé il lobulo parietale inferiore, il
giro sopramarginale e il fascicolo arcuato, assicurano il collegamento
dinamico tra le due attività di ricezione e produzione dei suoni del linguaggio
e mediano il controllo acustico e cinestetico sull'espressione orale.