Noi tutti
siamo convinti che la coscienza, in quanto tale, sia appannaggio della
corteccia cerebrale del cervello umano! Ma non è così! L’indagine non invasiva
per eccellenza (PET) che mette a nudo in vivo, le attività dei viventi, dice il
contrario! Sono aree antichissime del cervello rettile, che pure risiede in noi,
a svegliarci da qualsiasi tipo di sonno! Oggi dire che gli animali non hanno
coscienza è un delitto! E bisogna dirlo forte!
Ad essere interessati nella coscienza sono settori profondi del cervello! Parti antichissime del cervello rettile di MacLean! Vedi testo |
Una nuova
ricerca basata sulla PET tomogafia a emissione di positroni rivela che il recupero
della coscienza dopo l'anestesia è associato all'attivazione di aree cerebrali profonde e
filogeneticamente più antiche e non della più giovane e
"moderna" corteccia cerebrale. Prima dell'inizio dell'attività delle
strutture di ordine più alto, deve quindi essere recuperato uno stato di
coscienza primitivo e fondamentale, una scoperta che rappresenta un importante
tassello per ricostruire il mosaico della coscienza e della consapevolezza di
sé e del mondo circostante
Il risveglio dall'anestesia è spesso
associato a una fase iniziale di turbamento e di delirio prima del pieno
recupero della coscienza e della consapevolezza dell'ambiente circostante.
Utilizzando tecniche di imaging cerebrale su volontari sani, un team di
ricercatori coordinati da Harry Scheinin, dell'Università di Turku, in
Finlandia, in collaborazione con i colleghi dell'Università della California a
Irvine, hanno ora scoperto il perché, evidenziando il processo di ritorno alla
coscienza dopo l'anestesia generale. L'emergere della coscienza è infatti
risultato associato all'attivazione di strutture cerebrali profonde e primitive
anziché della neocorteccia, più giovane dal punto di vista evolutivo.
L'immagine PET mostra l'attivazione delle aree cerebrali coinvolte nel risveglio dall'anestesia. A sinistra, le sezioni sagittale (sopra) e assiale (sotto) mostrano l'attivazione della corteccia cingolata anteriore, del talamo e dell'area del locus coeruleus e del nucleo parabrachiale del tronco encefalico. A destra, le immagini dell'attivazione corticale non mostrano alcuna attivazione evidente. (cortesia Turku PET Center)
“Ci aspettavamo di vedere il ritorno all'attivazione della corteccia cerebrale,
considerata la sede delle funzioni superiori, in corrispondenza del ritorno
della coscienza dopo l'anestesia”, spiega Scheinin, che firma in proposito
insieme ai colleghi un articolo sulla rivista
"Journal of Neuroscience". “Ma non è quello che ci hanno
mostrato le immagini: in effetti, a recuperare la funzionalità sono le
strutture più primitive, tra cui il talamo e parti del
sistema limbico, indicando che, prima dell'inizio dell'attività delle strutture
di ordine più alto, deve essere recuperato uno stato di coscienza primitivo e
fondamentale ”.
Per arrivare a questa conclusione, sono stati sottoposti a scansione cerebrale 20 volontari anestetizzati con i farmaci dexmedetomidina o propofol. I soggetti venivano poi svegliati e i cambiamenti nell'attività cerebrale catturati in immagini mediante la tecnica di tomografia a emissione di positroni (PET).
Lo stato d'incoscienza indotto con la dexmedetomidina ha una stretta somiglianza con il sonno fisiologico normale, poiché può essere invertito con una debole stimolazione fisica o una forte stimolazione acustica senza richiedere alcuna variazione nel dosaggio del farmaco. Questa proprietà è stata essenziale cruciale per l'esperimento, poiché permette di separare le variazioni nell'attività cerebrale associate al cambiamento del livello di coscienza dagli effetti legati ai farmaci nel cervello.
Per arrivare a questa conclusione, sono stati sottoposti a scansione cerebrale 20 volontari anestetizzati con i farmaci dexmedetomidina o propofol. I soggetti venivano poi svegliati e i cambiamenti nell'attività cerebrale catturati in immagini mediante la tecnica di tomografia a emissione di positroni (PET).
Lo stato d'incoscienza indotto con la dexmedetomidina ha una stretta somiglianza con il sonno fisiologico normale, poiché può essere invertito con una debole stimolazione fisica o una forte stimolazione acustica senza richiedere alcuna variazione nel dosaggio del farmaco. Questa proprietà è stata essenziale cruciale per l'esperimento, poiché permette di separare le variazioni nell'attività cerebrale associate al cambiamento del livello di coscienza dagli effetti legati ai farmaci nel cervello.
In particolare, il ritorno della coscienza, valutato in base alla risposta motoria a un comando vocale, è risultato associato all'attivazione di un network di livello profondo che coinvolge le regioni subcorticale e limbica, le quali risultavano accoppiate dal punto di vista funzionale a parti della corteccia frontale e parietale inferiore subito dopo il risveglio dallo stato d'incoscienza indotto dalla dexmedetomidina. Il network permetteva quindi il recupero della coscienza soggettiva del mondo esterno e la capacità di esprimere con il comportamento i contesti della coscienza attraverso risposte volontarie.
Di grande interesse il fatto che le
stesse strutture cerebrali profonde, ovvero il tronco encefalico, il talamo,
l'ipotalamo e la corteccia cingolata anteriore, si attivassero per prime anche
quando il soggetto usciva dall'anestesia da propofol, il che porta a ipotizzare
un meccanismo di risveglio comune e indipendente dal farmaco: per entrambi i
farmaci, l'attivazione osservata non appena recuperata la coscienza era
localizzata in gran parte nelle strutture cerebrali profonde e
filogeneticamente più antiche invece che nella neocorteccia.
L'attuale tecnologia di monitoraggio dell'anestesia si basa
sull'elettroencefamogramma corticale, cioè sui segnali elettrici misurati sulla
superficie dello scalpo che hanno origine sulla superficie della corteccia
cerebrale: è
per questo motivo che finora sono falliti i tentativi di differenziare gli
stati di coscienza da quelli d'incoscienza e di spiegare perché la
consapevolezza durante l'anestesia generale non sia mai stata rivelata.
I risultati presentati in quest'ultimo lavoro aggiungono importanti conoscenze sui meccanismi dell'anestesia e sulla natura della coscienza, aprendo inoltre la strada a miglioramenti nelle metodiche di anestetizzazione profonda. Tuttavia, rimane una questione di fondo: in che modo i meccanismi neurali creano la consapevolezza di sé?
I risultati presentati in quest'ultimo lavoro aggiungono importanti conoscenze sui meccanismi dell'anestesia e sulla natura della coscienza, aprendo inoltre la strada a miglioramenti nelle metodiche di anestetizzazione profonda. Tuttavia, rimane una questione di fondo: in che modo i meccanismi neurali creano la consapevolezza di sé?
Credit Le Scienze