Sono detti neuroni appassionati perchè esiste un legame intimo,
naturale, profondo che lega insieme tutti gli esseri umani
Li
chiamano "neuroni specchio", e rappresentano una scoperta ricca di
conseguenze psicologiche, filosofiche e sociali. Sono neuroni funzionanti da
motori della partecipazione, nel guardare i movimenti e le reazioni emotive di
un altro individuo, dei medesimi centri cerebrali che si attiverebbero se noi
stessi ne fossimo i protagonisti. Tale immediata empatia, esplicitamente
"corporea", è estendibile al campo minato degli affetti?
Giriamo
la domanda a Giacomo Rizzolatti, direttore del
dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Parma. Bello
fantasticare, prima d'incontrarlo, su quello che potrebbe essere l'aspetto di
uno scienziato geniale (di
Rizzolatti s'è parlato spesso, negli ultimi anni, come possibile premio Nobel),
e trovare un personaggio totalmente adeguato alle nostre aspettative. Capelli
bianchi e mossi da troppe idee, occhi spiritosi e acuti, aria volatile di chi
si aggira in qualche stratosfera inattingibile, Rizzolatti è il celebrato
capofila della rivelazione dei "neuroni specchio", con tutto il loro
gran bagaglio di ricaschi in ambito relazionale.
Professor Rizzolatti: prima di applicare i "neuroni specchio"
al territorio degli affetti, può spiegarne in parole povere il significato?
"I
neuroni specchio si trovano nelle aree motorie,
e descrivono l'azione altrui nel cervello di chi guarda in termini motori. Fino
a non molti anni fa, si riteneva che il sistema motorio producesse solo
movimenti. Noi, partendo da un approccio etologico, senza convinzioni a priori
sulla funzione delle aree motorie, abbiamo scoperto che molti neuroni del sistema motorio rispondono a
stimoli visivi.
Se
vedo una persona che afferra una bottiglia colgo subito il suo gesto perché è già neurologicamente programmata in me la maniera in
cui afferrarla. Si verifica una comprensione istantanea dell'altro,
senza bisogno di mettere in gioco processi cognitivi superiori. In seguito
abbiamo visto che la stessa cosa capita per le emozioni. Per esempio il
disgusto. Somministrando a una persona uno stimolo olfattivo sgradevole, come
l'odore delle uova marce, si attivano determinate parti del cervello. Una di
queste è l'insula, un'area corticale che interviene negli stati emozionali. La sorpresa è stata che, se uno
guarda qualcuno disgustato, si attiva in lui esattamente la stessa zona
dell'insula.
Questo
permette di uscire da un concetto mentalistico e freddo, riportando tutto al
corpo. Io ti capisco perché sei simile a me. C'è
un legame intimo, naturale e profondo tra gli esseri umani. Ama il tuo prossimo
come te stesso". In teoria, se provo amore, finirò per passarlo
all'oggetto del mio amore. "È la speranza di ogni innamorato, e in parte
succede: inseguo, faccio la corte e a volte sono ricambiato. Questo comunque
non è il mio campo... Ma senza arrivare all'amore, pensi al sorriso. La
reazione a una domanda posta da una persona in maniera gentile e sorridente è
completamente diversa da quella ottenuta da chi fa la stessa domanda in modo
brusco. Il sorriso passa all'altro, come il riso.
Certi comici fanno ridere solo per la qualità della loro risata. Pensi inoltre allo sbadiglio.
Si attacca non solo a chi lo guarda, ma anche a chi ascolta una storia in cui
viene evocato. Se leggo a mio nipote la frase: il cane sbadigliò, anche il
bambino sbadiglia. Basta pronunciare la parola in un contesto narrativo".
Amor che a nullo amato amar perdona quindi?
"Sì.
I sentimenti sono contagiosi. Però sappiamo che l'amore è qualcosa di molto
complesso, in cui intervengono fattori sociali e culturali... Altrimenti tutto
sarebbe troppo automatico. Di sicuro la natura ha creato una società
"comunista", non nella suddivisione dei beni, ma nella condivisione delle emozioni. Si tende a stare insieme.
C'è la necessità di farlo, anche se certe società, come quella attuale,
spingono verso l'individualismo e insegnano l'egoismo".
Esiste, sul versante neurologico, una distinzione tra
innamoramento e amore? Attrazione passionale e sentimento profondo?
"L'attrazione
sessuale è spiegata per lo più da meccanismi ormonali... Ma posso raccontarle
che una scienziata svizzero-americana, Stéphanie
Ortigue, ha messo a punto un test comportamentale per vedere se una
ragazza è veramente innamorata. Tramite questo test ha esaminato l'effetto di
determinate parole gradevoli. Poi, tra di esse, ha inserito il nome del
fidanzato o del marito, mettiamo "Paolo". In alcuni casi il nome della
persona presunta cara produceva lo stesso effetto delle parole gradevoli, e in
altri casi nulla. L'interpretazione dei dati è ovvia".
Immaginate le conseguenze sociali della vostra scoperta? Su
famiglia, scuola, aziende...?
"Una
grande banca nazionale ha mandato poco tempo fa qui da noi a Parma due
dottoresse, chiedendo aiuto sul modo in cui migliorare i rapporti negli uffici
lavorando su base scientifica. Purtroppo spesso il capoufficio non pensa che, avendo un rapporto
empatico con gli altri, li farà lavorare meglio. Viceversa crede di
poter avere risultati migliori con il "terrore", ottenendo invece
l'effetto opposto. Comunque, in generale, non ci siamo occupati molto delle
applicazioni pratiche della scoperta dei neuroni specchio.
Dovrebbero
essere i sociologi a puntare su quest'aspetto per migliorare l'empatia. Abbiamo
però compiuto esperimenti su quel che producono, a livello neuronale, le opere
d'arte, prendendo delle statue greche e deformandole appena: neurologicamente
non provocavano più lo stesso esito. L'arte attiva
l'insula, la regione delle emozioni, e potrebbe quindi essere un mezzo per
ingentilire il nostro comportamento".
L'amore, in quanto emozione, è contenuto nell'insula?
"No:
sta più in basso. L'insula è un po' il punto di contatto tra il mondo cognitivo
e quello emozionale più primitivo. Antonio Damasio
sostiene che le emozioni di base sono già codificate nel tronco dell'encefalo,
cioè in una struttura molto arcaica, che abbiamo in
comune addirittura con i rettili. Il che significa che la parte emotiva
viene prima delle altre, nello sviluppo di una specie di io: l'io primario non pensa, ma
reagisce e si emoziona". (Praticamente l’Es. ndr)
Parlando di neuroni specchio viene a mente Narciso, innamorato
di se stesso...
"Il
narcisismo va nel senso opposto dei neuroni specchio, essendo l'io, per il
narcisista, l'oggetto del proprio amore, e non il prossimo. In termini clinici
è una forma di nevrosi in cui il malato ha empatia zero verso gli altri. Il narcisista
"clinico" non dovrebbe rispondere alle emozioni altrui. È una cosa
che vorremmo verificare su individui affetti da forme di narcisismo ma con
diagnosi psichiatrica precisa...".
C'è una differenza neurologica tra i vari tipi di amore? Per
esempio tra quello materno e quello sessuale?
"È
evidente che si tratta di due amori diversi. Tuttavia esiste un ormone, l'ossitocina, che gioca un ruolo importante in
entrambi. Serve sia all'attaccamento alla prole sia al partner. Una delle
teorie che spiegano il motivo per cui la nostra specie, a differenza di altre,
è sessualmente sempre attiva, è questa: grazie alla secrezione di ormoni
connessi all'atto sessuale, si crea un legame duraturo con il partner,
necessario per accudire in due la prole. Il piccolo dell'uomo ha bisogno di cure per anni.
Poi arriveranno il rapporto intellettuale, la condivisione di esperienze,
l'abitudine... Ovviamente parlo di tutto ciò a livello elementare. Le sfumature
sono infinite. Un altro dato interessante su cui soffermarsi sono le reazioni
connesse direttamente a meccanismi ormonali. Il neurofisiologo
inglese David Perrett ha fatto scegliere ad alcune donne facce maschili
in vari momenti del ciclo mestruale, giungendo alla conclusione che, quando non
è fertile, la donna preferisce l'uomo dall'aspetto macho e passionale, mentre nel momento della
fertilità opta per il tipo raccomandabile, dalla fisionomia tranquilla e
protettiva".
Si "specchiano" di più i neuroni femminili o i
maschili?
"Decisamente
i primi. Il veder soffrire un altro determina molto più dolore nella donna che
nel maschio".
Nella prospettiva dei neuroni specchio, vivere insieme dovrebbe
far diventare due individui sempre più simili tra loro.
"Non
a caso il cane e il suo padrone camminano nello stesso modo... E nelle coppie,
quando si creano affinità, si finisce per somigliarsi. Quelle affini sono
probabilmente le più felici".